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"Paro para o Brasil!", ma una spintarella serve sempre... |
Il Brasile supera il Cile, battendolo ai rigori, durante gli ottavi di
finale del Mondiale di casa.
Un Mondiale costato 14 miliardi di dollari (anche se gli oppositori più
accaniti parlano di una spesa pari a 46 miliardi); un Mondiale caratterizzato
dalle accese proteste nei confronti delle ingenti risorse finanziarie e umane
impiegate per il suo allestimento, dove la sfarzosità e il trionfo di colori
degli stadi stridono con la povertà del Paese, afflitto da una sperequazione socio-economica
ulteriormente rivelata e gridata durante le numerose manifestazioni antecedenti
il torneo.
Ma il grido sembra essere un sussurrio nel frastuono dei tamburi, delle
trombe, dei coriandoli, dei colori (il grigio non si addice al Brasile e anche
i media tendono a sfumare e disperdere le bigie contestazioni presenti appena
fuori dagli impianti sportivi).
Tuttavia si sa che il calcio in Brasile (e non solo) è come una religione o
uno stile di vita: si può essere in disaccordo, si può contestare, si può
minacciare di boicottarlo... Quando, però, Thiago Silva (17 milioni di euro
all'anno) passa la palla a Neymar (20 milioni) che salta tre difensori e
insacca, il megafono passa dalla critica all'esultanza. E quando Julio Cesar
respinge due rigori, osservando il terzo terminare la sua corsa sul montante,
decretando così l’eliminazione della formazione andina, l’appellativo che gli
viene affibbiato è solenne e automatico: EROE.
E sì che, almeno all'anagrafe, la nazionale carioca un “eroe” ce l’avrebbe
già... Quel centravanti possente (e non poteva essere diversamente) che
risponde al nome di Hulk! Ma per una sera l’omonimo del verdastro paladino
targato Marvel deve lasciare spazio all'agile sosia di Buzz Lightyear, il nuovo
“eroe”.
Prima di lui gli “eroi” di Giappone e Corea 2002, gli “eroi” di U.S.A. ’94,
gli “eroi” di Messico ’70... E, guardando in casa nostra, non siamo certo da
meno con gli “eroi” di Germania 2006, Spagna ’82 e, perché no, Italia ’34 e
Francia ’38 (che, data l’età, sono in attesa di beatificazione).
Chissà cosa sarebbe accaduto se il tiro del cileno Pinilla, al 120° minuto, fosse terminato in rete anziché sulla traversa, sancendo la sconfitta della Seleção... Magari staremmo parlando di lutto nazionale, di disperazione, di saudade, di scontri, di insulti... E anche gli eroi tornerebbero ad essere uomini. Uomini come gli otto operai deceduti durante la realizzazione degli stadi.
Ma per quelli, senza scomodare gli eroi, un minuto di silenzio, tra
coriandoli e colori, è più che sufficiente.
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