sabato 10 febbraio 2024

Umorismo e lavoro: quel binomio perfetto che spesso "spaventa"

Tra i vari annunci di lavoro che popolano il web mi sono imbattuto nell'inserzione di un’azienda che, segnalando una posizione aperta per il ruolo di graphic designer, chiedeva alla persona candidata di inviarle, oltre ai classici cv e portfolio, «il link di un video che ti ha fatto ridere».

Di primo acchito, la richiesta potrebbe sembrare bizzarra, ma considerando lo spirito e il business della suddetta azienda è tutt’altro che stravagante.

Penso che con tale richiesta (a mio parere utile, a prescindere dal tipo di società) venga anche sottolineato un dato fondamentale: l’importante effetto che l’umorismo può avere negli ambienti di lavoro e nella qualità delle attività, più o meno creative, che ognuno di noi è chiamato a svolgere.

A proposito di umorismo, qualche tempo fa ho casualmente sfogliato un’antologia di italiano per le scuole, in cui il primo modulo era intitolato “Pagine d’umorismo”.

Perché questa scelta da parte degli autori, di dare un simile spazio e una tale priorità? Perché, come recita un passaggio dell’introduzione al modulo, chi è dotato di umorismo, «mettendosi nei panni dell'uomo comune, sostenuto da una buona dose di intelligenza, [...] riesce a smascherare debolezze e manie, a mostrarne tutta la loro miseria, a ridicolizzarle». In due parole: a capire.

Da qui l’intelligenza di cui sopra, nel senso etimologico del termine (‘intellegere’, comprendere); e da qui l’importanza di promuovere l’umorismo e di “allenarlo”.

Spesso lo spettro dell’equazione ‘umorismo = frivolezza, superficialità’ aleggia nei luoghi di lavoro, come fosse una minaccia pronta a compromettere la qualità delle prestazioni. 

Tuttavia, il pregiudizio è smentito da molti studi, tra cui quello di Chris Robert, professore alla University of Missouri-Columbia e autore di un’analisi su “Research in Personnel and Human Resources Management”.

Robert ha spiegato che «il legame tra umorismo ed emozioni positive sembra forte, il che è intuitivo, e c'è anche una forte correlazione tra emozioni positive e prestazioni sul posto di lavoro», aggiungendo che «chi ha il senso dell'umorismo di solito è più creativo non solo perché è meno ansioso e stressato, ma anche perché sia l'umorismo che la risoluzione di problemi inaspettati richiedono di trovare una connessione tra fatti non in relazione tra loro».

Quest’ultimo dato è confermato da un ulteriore studio condotto qualche anno fa, su un campione di 185 studenti, dagli psicologi americani Daniel Howrigan e Kevin MacDonald, e pubblicato nella rivista “Evolutionary Psychology”. Al termine della ricerca, è emerso che il senso dell’umorismo era più diffuso tra coloro che avevano più indicatori di intelligenza.

Alla luce di ciò, la speranza è che il binomio umorismo/lavoro possa essere incoraggiato e possa trovare sempre più spazio nelle aziende, al fine di migliorare il nostro umore e, di conseguenza, le nostre attività.


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