L’antifascismo
in una democrazia è come l’olio nell’insalata: ci sta sempre bene, la
arricchisce e le dà sapore!
Dopo questa doverosa similitudine gastronomica, veniamo ai fatti: in queste ore sta facendo molto scalpore l’approvazione, da parte della giunta vicentina di Centrodestra, del nuovo regolamento COSAP (Canone per l'Occupazione di Spazi e Aree Pubbliche).
Dopo questa doverosa similitudine gastronomica, veniamo ai fatti: in queste ore sta facendo molto scalpore l’approvazione, da parte della giunta vicentina di Centrodestra, del nuovo regolamento COSAP (Canone per l'Occupazione di Spazi e Aree Pubbliche).
Tale
regolamento disciplina la concessione di occupazione del suolo pubblico, da
parte del Comune, al soggetto che utilizza in modo esclusivo uno spazio o un’area pubblica. Tra le forme di occupazione c’è, per esempio,
l’installazione di gazebo per la propaganda politica.
Prima del
suddetto aggiornamento, la lettera d
dell’art. 5 del documento affermava che, per poter ottenere la concessione, i
richiedenti avrebbero dovuto sottoscrivere la seguente dichiarazione: «Dichiaro di riconoscermi nei principi
fondamentali della Costituzione Italiana e dello Statuto comunale e ripudio il
fascismo, la cui riorganizzazione è vietata sotto qualsiasi forma
dall’ordinamento giuridico».
In seguito
all’aggiornamento, i mass media hanno dato la notizia affermando unanimemente
che era stata tolta dal regolamento la “clausola antifascista”! News confermata
da un trionfante assessore berico e dalla furia dell’opposizione di
Centrosinistra.
Vi confesso
che, alla lettura del pezzo e alla esultanza del Centrodestra per questa
modifica, mi sono indignato anch’io: «Vicenza, Medaglia d’oro al valor militare per la
Resistenza, infangata da questa discutibile scelta operata, guarda caso, da una
giunta di Centrodestra… È una vergogna!».
Tuttavia,
leggendo il nuovo testo della disposizione, si nota che quel ripudio del
fascismo si è trasformato in un ripudio di «ogni forma di totalitarismo» e di condanna verso «l’uso della violenza a fini politici».
Ovviamente
l’obiettivo della giunta destrorsa non era tanto quello di allargare il raggio
d’azione della norma, quanto piuttosto quello di togliere la parola
“antifascismo” dal testo.
Ma le è
andata male, poiché inserendo la nuova frase anche il concetto di antifascismo,
pur scomparendo dal periodo, ne è uscito rafforzato. Ora è bandita – come
dovrebbe essere ovvio – l’adesione e la promozione di qualsiasi forma di
dittatura, a prescindere dal colore politico; e la lotta al fascismo rimane
ugualmente tutelata.
Mi
stupiscono, dunque, sia l’imbarazzante esultanza dell’assessore di Centrodestra
(come se “antifascismo” fosse una parola impronunciabile, una bestemmia, un
arcaismo da estirpare) sia – ripeto: letto il testo della disposizione –
l’indignazione delle forze di opposizione.
Ma in fondo
non c’è poi così tanto da stupirsi e la risposta è più facile di quanto sembri.
Da un lato,
il cancro fascista nella Destra più o mena estrema non è mai stato realmente
debellato, con continui ammiccamenti ai nostalgici del Ventennio anche da parte
dell’ala più moderata, timorosa di perdere elettori e consensi. A ciò si unisce
l’insensata equazione antifascista = comunista, un errore che dimentica
e offende tutti i liberali, i socialisti, i democristiani, i cattolici, i
monarchici antifascisti che hanno partecipato alla Resistenza e che hanno
contribuito a sconfiggere le forze naziste e repubblichine.
Dall’altro
lato, la scarsa lucidità nel riconoscere che quando ai comunisti nel mondo è
stata data l’opportunità di governare, i risultati sono stati disastrosi, con
derive spesso autoritarie.
E proprio
sul punto, però, torna il fraintendimento che sovente viene utilizzato –
tendenzialmente da esponenti della Destra – come principale argomentazione
nell’errato dibattito tra le due ideologie: «Comunismo e nazifascismo sono le due facce della
stessa medaglia».
No.
![]() |
Per ascoltare l'intervento completo di Alessandro Barbero, clicca qui: https://www.youtube.com/watch?v=QJtwNtcgMBI&t=16s |
E il
comunismo? Esso è nato nella prima metà del XIX secolo con quel Manifesto che,
esordendo con la celebre frase «Uno spettro si aggira per l'Europa», rende i
ricchi proprietari consapevoli del fatto che, come afferma il professor
Barbero, «i loro operai non si accontentano più di lavorare e di essere
sfruttati, ma si stanno organizzando e vogliono cambiare il mondo». Un mondo
con maggiori diritti e maggiore eguaglianza, volto a imporre a coloro che
avevano più risorse di aiutare, anche forzatamente, coloro che ne avevano meno,
per favorire una sorta di bilanciamento socioeconomico.
Un mondo
che, quando il comunismo ne ha avuto l’opportunità, non è stato però cambiato;
un mondo che anzi ha assistito all’estremizzazione della dottrina promossa da
Marx ed Engels con la conseguente creazione di tirannie sanguinarie e omicide.
Ma il
comunismo è questo? «Ditelo a chi lottava – prosegue Barbero – per organizzare
gli operai e farli scioperare nell’Italia appena unita di Vittorio Emanuele II,
che il comunismo sono i campi di concentramento… Ditelo a quelli che si sono
fatti ammazzare in tanti Paesi, lottando contro il colonialismo, per esempio.
Essere comunista, per la stragrande maggioranza della gente che per centocinquant’anni è
stata comunista, ha voluto dire: “Noi sogniamo un mondo migliore e cioè non un
mondo dove marciamo tutti inquadrati e invadiamo l’Etiopia o la Polonia,
beninteso”.».
Tali
considerazioni segnano una netta linea di demarcazione tra comunismo da una
parte e nazismo e fascismo dall’altra, portando Barbero a concludere che la
differenza è evidente e «se uno ignora questa differenza, appunto, ignora la
verità».
Alla luce di
tale riflessione, trovo corretto allargare il raggio d’azione non solo vietando
la promozione di idee fasciste e naziste, ma anche di tutte quelle storpiature
che favoriscono l’instaurazione di regimi totalitari, a prescindere dal colore
politico.
Un raggio
d’azione che (abbandonando gli analfabeti funzionali alla loro incapacità di
comprendere un testo) è ben identificato da quel ripudio di ogni forma di
totalitarismo e da quel rispetto dei principi e dei valori fondamentali della
Costituzione Italiana che la norma del nuovo regolamento COSAP chiaramente esprime.
L’antifascismo
di Vicenza, virtù della città veneta, non è in pericolo. Lo stalinismo – che non
è il comunismo – sì.
Con buona pace di entrambe le fazioni.
Con buona pace di entrambe le fazioni.
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