In poche parole, c’era questo posto fatiscente dove si
andava a lavorare, e tra i tanti c’era un tizio che adorava un dio diverso da quello
dei proprietari del posto. Cioè era lo stesso dio, ma con qualche differenza,
formale più che sostanziale. E poi, tra i tanti, c’era pure un tizio al quale
piacevano gli uomini... Sì sì, proprio gli uomini! E questo tizio era vestito
come l’altro tizio, ma aveva cucito sul petto un triangolo rosa, anziché una
stella gialla. E poi, tra i tanti, c’era un Rom con un triangolo marrone, e un
altro tizio che adorava un dio ancora diverso rispetto a quello del primo e a
quello dei proprietari, e per questo si era meritato un triangolo viola. E tra
questi c’era un altro tizio, un socialista, che parlava e parlava di politica,
ma da un po’ di giorni era diventato più silenzioso, e più magro, molto più
magro rispetto all'inizio; e si sapeva che era socialista solo per il triangolo
rosso rammendato sul torace, perché ormai non parlava più. E poi, tra i tanti,
sempre di più (anche se il tizio con il triangolo rosa e quello con il
triangolo marrone non si vedevano più), c’era anche un altro tizio, anche lui a
lavorare in quel posto, nonostante non fosse casa sua, anche perché una
“casa” mica ce l’aveva oppure era assai lontana, e lo si capiva dal triangolo
blu, ancora lì, sul petto. E tutti questi tizi erano vestiti uguali, santo
cielo! Esattamente uguali, con degli stracci a righe! E, a pensarci bene, anche
i proprietari erano uguali! Però i tizi, che erano davvero tanti, molti di più
dei proprietari, avevano quelle stelle e quei triangoli che li differenziavano,
e i numeri tatuati sulle braccia che li identificavano. Ed erano numeri
lunghissimi, cifre su cifre, perché erano proprio tanti, tantissimi (anche se
il tizio con la stella gialla non si vedeva più, e nemmeno quello con il
triangolo rosso)! Pensate ad un campo di calcio con i suoi fili d’erba, e ogni
ciuffo è un insieme di stelle, triangoli e numeri (tanti erano quei tizi,
sostanzialmente uguali, formalmente diversi).
Tra i ciottoli e la sabbia, sono pochi i ciuffi d’erba
rimasti. Continuiamo ad annaffiarli, ascoltando, scrivendo, raccontando le loro
storie, per tener viva la memoria.
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