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Società penosa |
Ora
immaginate che l'amico in questione sia un ventinovenne disabile e
che il desiderio, covato da tempo, sia quello di trovare l'amore,
esplorandone tutti gli aspetti, dal più astratto romanticismo al più
pragmatico atto sessuale (e, forse, soprattutto il più pragmatico
atto sessuale). Ecco a voi The
special need (https://www.youtube.com/watch?v=Tt8D_5jLW3I).

Attraverso il viaggio di Enea
(ventinovenne autistico) alla ricerca dell'amore e del sesso,
coadiuvato dagli amici Alex e Carlo, il film racconta con
delicatezza, sensibilità e la giusta dose di spensieratezza e
umorismo, un aspetto o, più precisamente, una problematica del
nostro tempo, troppo spesso ignorata.
Ovviamente
esistono diverse forme di disabilità, alcune molto più gravi e
debilitanti di altre; tuttavia, a prescindere dal tipo di handicap,
sembra inconcepibile, per la società, che qualsiasi disabile, o
diversamente abile (che dir si voglia), possa avvicinarsi al mondo
dell'amore e, ancor più specificamente, del sesso, quasi fossero
condizioni incompatibili, frangenti della sfera esistenziale da
nascondere ai portatori di handicap, ignorando pulsioni e
necessità fisiologiche che ogni persona, “normale” o meno,
possiede.
The
special need
(Il bisogno speciale)
infrange il tabù. Durante questo viaggio alla ricerca di
un'esperienza che possa aiutare Enea (protagonista incredibilmente ironico e brillante, seppur nella sua specialità), anche Carlo e Alex (i due
ragazzi “normali” dell'insolito trio) vivranno un'avventura assai
intensa, trasformandosi da conducenti a condotti, lasciandosi
trasportare dall'amico autistico e intraprendendo con lui un percorso
emotivo che, al termine del film, risulterà straordinariamente
formativo.
Come
detto da Fabio Fazio durante la presentazione del cinedocumentario a
Che tempo che fa,
di primo acchito, il lungometraggio potrebbe apparire quasi
“scandaloso”, proprio per la presunta irriverenza e leggerezza
con cui viene affrontato il problema, risultando, invece, un lavoro
assai meticoloso, rispettoso e genuino.
Riguardo il rapporto tra sessualità e
disabilità, mantenendo sempre ben presenti le diverse gravità di
handicap che possono colpire un individuo, trovo che il film riesca a
far breccia nelle precettistiche e diffidenti mura della società, considerando,
senza vittimismi né ipocrisie, una relazione che non si può più
ignorare.
Probabilmente l'opinione e la cultura
(specialmente italiane, troppo spesso caratterizzate da
contraddizioni fatte di grandi moralismi celanti indicibili
nefandezze) non sono ancora pronte o non vogliono tentare di aprire i
propri orizzonti, concependo magari delle strutture idonee, in grado
di accompagnare il disabile attraverso un percorso di educazione
sessuale che gli permetta uno studiato approccio alla questione,
culminante in un'eventuale messa in pratica di ciò che ha potuto
apprendere, esercitando, di fatto, il suo diritto alla sessualità. Il portatore di handicap, infatti, è una persona, non
una sorta di angelo senza genere né pulsioni.
In
proposito ricordo un toccante, ma allo stesso tempo energico articolo pubblicato, un paio di anni fa, sul Corriere della sera, che
vi invito a leggere (http://invisibili.corriere.it/2012/03/09/il-sesso-dei-disabili-e-labbraccio-di-una-madre/) per poter affrontare l'argomento sotto
un punto di vista diverso rispetto alla solita pietosa
commiserazione, rispetto al consumato perbenismo, rispetto al logoro
concetto per cui finché si tratta di una carezza o di un abbraccio,
va bene... Ma se si tratta di sesso, il disabile scompare.
Quest'ultimo non è un qualcosa,
ma un qualcuno,
e penso sarebbe opportuno cominciare a considerarlo come tale.
E
il passo compiuto da The
special need
è proprio in questo senso... Nel senso giusto!
Quindi, buona visione!
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