sabato 5 aprile 2014

Sessualità e disabilità in "The special need"

Società penosa
Immaginate di aver un amico cui volete molto bene. Costui ha un desiderio che lo assilla continuamente, divenendo, pian piano una sorta di ossessione. Da amici, probabilmente, cerchereste di realizzare questo sogno...
Ora immaginate che l'amico in questione sia un ventinovenne disabile e che il desiderio, covato da tempo, sia quello di trovare l'amore, esplorandone tutti gli aspetti, dal più astratto romanticismo al più pragmatico atto sessuale (e, forse, soprattutto il più pragmatico atto sessuale). Ecco a voi The special need (https://www.youtube.com/watch?v=Tt8D_5jLW3I).

Mercoledì scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell'Autismo, è stato proiettato, in alcuni cinema italiani, questo (a mio avviso) stupendo film diretto dall'esordiente Carlo Zoratti; un road movie schietto e poetico, in grado di dar vita a una vera e propria riflessione circa il rapporto che intercorre tra sessualità e disabilità, due parole apparentemente lontanissime e inconciliabili.
Attraverso il viaggio di Enea (ventinovenne autistico) alla ricerca dell'amore e del sesso, coadiuvato dagli amici Alex e Carlo, il film racconta con delicatezza, sensibilità e la giusta dose di spensieratezza e umorismo, un aspetto o, più precisamente, una problematica del nostro tempo, troppo spesso ignorata.
Ovviamente esistono diverse forme di disabilità, alcune molto più gravi e debilitanti di altre; tuttavia, a prescindere dal tipo di handicap, sembra inconcepibile, per la società, che qualsiasi disabile, o diversamente abile (che dir si voglia), possa avvicinarsi al mondo dell'amore e, ancor più specificamente, del sesso, quasi fossero condizioni incompatibili, frangenti della sfera esistenziale da nascondere ai portatori di handicap, ignorando pulsioni e necessità fisiologiche che ogni persona, “normale” o meno, possiede.

The special need (Il bisogno speciale) infrange il tabù. Durante questo viaggio alla ricerca di un'esperienza che possa aiutare Enea (protagonista incredibilmente ironico e brillante, seppur nella sua specialità), anche Carlo e Alex (i due ragazzi “normali” dell'insolito trio) vivranno un'avventura assai intensa, trasformandosi da conducenti a condotti, lasciandosi trasportare dall'amico autistico e intraprendendo con lui un percorso emotivo che, al termine del film, risulterà straordinariamente formativo.
Come detto da Fabio Fazio durante la presentazione del cinedocumentario a Che tempo che fa, di primo acchito, il lungometraggio potrebbe apparire quasi “scandaloso”, proprio per la presunta irriverenza e leggerezza con cui viene affrontato il problema, risultando, invece, un lavoro assai meticoloso, rispettoso e genuino.

Riguardo il rapporto tra sessualità e disabilità, mantenendo sempre ben presenti le diverse gravità di handicap che possono colpire un individuo, trovo che il film riesca a far breccia nelle precettistiche e diffidenti mura della società, considerando, senza vittimismi né ipocrisie, una relazione che non si può più ignorare.
Probabilmente l'opinione e la cultura (specialmente italiane, troppo spesso caratterizzate da contraddizioni fatte di grandi moralismi celanti indicibili nefandezze) non sono ancora pronte o non vogliono tentare di aprire i propri orizzonti, concependo magari delle strutture idonee, in grado di accompagnare il disabile attraverso un percorso di educazione sessuale che gli permetta uno studiato approccio alla questione, culminante in un'eventuale messa in pratica di ciò che ha potuto apprendere, esercitando, di fatto, il suo diritto alla sessualità. Il portatore di handicap, infatti, è una persona, non una sorta di angelo senza genere né pulsioni.
In proposito ricordo un toccante, ma allo stesso tempo energico articolo pubblicato, un paio di anni fa, sul Corriere della sera, che vi invito a leggere (http://invisibili.corriere.it/2012/03/09/il-sesso-dei-disabili-e-labbraccio-di-una-madre/) per poter affrontare l'argomento sotto un punto di vista diverso rispetto alla solita pietosa commiserazione, rispetto al consumato perbenismo, rispetto al logoro concetto per cui finché si tratta di una carezza o di un abbraccio, va bene... Ma se si tratta di sesso, il disabile scompare. Quest'ultimo non è un qualcosa, ma un qualcuno, e penso sarebbe opportuno cominciare a considerarlo come tale.

E il passo compiuto da The special need è proprio in questo senso... Nel senso giusto!

Quindi, buona visione!

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