Il formicaio, in fondo al
giardino, era insidiato da uno sciame di cavallette che ne minacciava
i canali sotterranei, nonché le inquiline. Le formiche, intimorite
da quegli insetti famelici e inarrestabili, decisero di migrare verso
il lato opposto dell'appezzamento, vicino alla casa del contadino
Ubaldo Esti, il proprietario del giardino.
Una ventina di metri le
separava da un nuovo fazzoletto di terra su cui costruire un nido
teoricamente più sicuro e, almeno momentaneamente, lontano dagli
attacchi dei Celiferi.
Venti metri. Un'inezia
per Ubaldo, con le sue gambe lunghe come tronchi e le mani grandi
come badili; ma una vera e propria odissea per le formiche.
E lui sapeva di quello
zillare incessante e ostile che si sarebbe presto trasformato in una
distruttiva aggressione al cumulo di terra; però non si era mai
preoccupato di intervenire. Troppo impegno e troppo lavoro per
salvare un migliaio di formiche. Insetti operosi, non c'è che dire,
e di compagnia quando, nei caldi pomeriggi d'estate, il contadino
lasciava che gli corressero lungo le dita, tra i fili d'erba. Ma pur
sempre formiche.
Esse non gli avevano mai
dato problemi, nonostante la preoccupazione della bisbetica moglie,
la quale consigliava la creazione di una struttura intorno al loro
nido (limitandone inevitabilmente la libertà), affinché si
riducesse la possibilità che i piccoli insetti neri entrassero in
casa per sottrarre il cibo dalla dispensa. Tuttavia, ciò non era mai
accaduto, salvo qualche sporadica sortita delle formiche più
temerarie e affamate (puntualmente scoperte e giustiziate dalla
signora Esti). Anzi, i minuscoli insetti neri rappresentavano una
componente importante dell'ambiente circostante, favorendone
l'equilibrio.
Alla fine, una mattina di
giugno, le locuste attaccarono il formicaio. Molte delle formiche
furono divorate e dilaniate con una violenza inaudita, mentre altre
si salvarono e decisero di fuggire da quell'inferno, affrontando il
pericoloso viaggio verso il lato opposto del giardino.
Uno scarafaggio si era
offerto di condurre gli imenotteri verso l'agognata meta, in cambio
delle provviste risparmiate dall'offensiva delle cavallette.
A malincuore le formiche
accettarono la proposta, affidandosi alla guida di quel viscido
bacherozzo.
Le sopravvissute
all'assalto erano circa settecento. Avevano perso tutto: il loro
nido, le loro larve e le loro risorse, consegnate alla blatta come
compenso per il viaggio.
La traversata del
giardino cominciò qualche mattina dopo il secondo attacco delle
locuste. Quel giorno, però, il cielo iniziò a rannuvolarsi e nubi
scure come gli insetti si addensarono sopra l'appezzamento. Un tuono
convinse il contadino ad affacciarsi alla finestra della cucina,
notando, tra il fremere dei ciuffi d'erba, quell'insolita
processione.
Ubaldo capì che le
formiche stavano migrando, alla ricerca di un punto più sicuro sul
quale generare la loro nuova base; e un misto di tenerezza e orgoglio
gli attraversò il cuore e la mente, con il desiderio di agevolare
quella loro fuga dalla distruzione della cavallette. Ma le prime
gocce che si abbatterono sul tetto e sul campo lo scoraggiarono;
così, chiuse i balconi su quel cammino di speranza, per poi
dirigersi verso le altre stanze dell'abitazione a serrare gli ultimi
battenti.
In pochi minuti, i nembi
sprigionarono un violento acquazzone che inondò il giardino,
travolgendo le formiche e trascinandone la maggior parte verso lo
scolo, mentre lo scarafaggio riuscì ad appigliarsi saldamente ad un
tarassaco, evitando di sprofondare tra l'acqua e il fango assieme
agli altri imenotteri.
Quando il temporale
cessò, il contadino uscì di casa e vide, sotto la finestra della
cucina, solo una decina di formiche, fradice e intontite. E mentre
avvicinava l'indice a quegli insetti neri e inzuppati, con la
speranza che si aggrappassero all'unghia com'erano soliti fare, udì
la moglie che, con tono sardonico, gli disse: “Se avessi costruito
quella struttura come ti avevo suggerito, tutto questo non sarebbe
accaduto (ma almeno ora il cibo nella dispensa è al sicuro).”
Ciao Andrea, ho appena letto la tua storia ai miei tre figli di 6, 8, 9 anni, epurandola dai termini un po' troppo enciclopedici.
RispondiEliminaNon è una critica, ma operazione necessaria per rendere più' comprensiva la narrazione che è a dir poco attuale con la tragedia di ieri dei poveri migranti. Il loro commento è che non c'è un finale. Cosa hanno fatto poi queste 10 formiche?
Hanno la possibilità di costruirsi un futuro? Anche se sono vicinissime alla agognata dispensa sono ancora senza casa, risorse...e senza l'aiuto di Ubaldo precluso dal controllo della moglie. Tu che soluzioni proponi? Ciao e buona serata.
Ciao, intanto grazie mille per il commento. E' vero, questa storia non ha un finale. Il racconto è volutamente un'allegoria dei fatti accaduti in questi giorni e, prima di rispondere alle tue giustissime domande, colgo questa occasione per svelare chi si cela dietro ogni personaggio della favola (anche se, magari, non ce ne sarebbe bisogno).
RispondiEliminaUbaldo Esti (U.E.) rappresenta l'immobilismo dell'Unione Europea la quale, come il contadino verso le formiche, prova tristezza nel vedere le condizioni disumane in cui versano i migranti, infarcendo le sue considerazioni di disappunti e buoni propositi, per poi scadere in un tanto inutile quanto deleterio staticismo.
Le formiche rappresentano, ovviamente, i migranti che sono costretti a fuggire dalla propria casa a causa della guerra, della carestia e di tutte quelle disgrazie che nella favola prendono vita attraverso le cavallette e i loro attacchi al formicaio. Lo scarafaggio è la trasposizione bestiale degli scafisti; le formiche, prive ormai di un rifugio e di una "famiglia unita", si affidano alle promesse della blatta, ricompensandola con tutte le risorse risparmiate, così come accade nella realtà, dato che le traversate del Mediterraneo, in quelle circostanze disperate, sono pericolosissime e costosissime.
Un ruolo determinante, poi, è giocato dalla signora Esti: la prosopopea di tutte quelle dottrine politiche e ideologie che fanno del nazionalismo e della xenofobia (intesa proprio nel suo significato etimologico) il loro credo, anche attraverso il concetto dell' "aiutiamoli a casa loro"; da qui il suggerimento della donna di costruire una struttura che argini lo spostamento degli insetti ad un raggio di pochi metri (onde evitare eventuali attacchi alla dispensa) e la sua falsa compassione nei confronti delle poche formiche rimaste in vita.
Infine, prima di dare le mie risposte, un'ultima importantissima precisazione: le formiche non mirano a rubare il cibo dalla dispensa (questo è il timore della signora Esti), e quelle che ci hanno provato sono un numero esiguo rispetto alla totalità del gruppo. Gli insetti desiderano solo una nuova possibilità, in un angolo di giardino lontano dagli attacchi delle locuste, nel quale poter ripartire, nutrendosi dei frutti della terra. Il fatto che alcune di loro si siano avventurate in casa per sottrarre scorte ai contadini rappresenta tutte quelle "mele marce" che, inevitabilmente, esistono in qualsiasi gruppo sociale; tuttavia, proprio per il loro numero irrisorio, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, identificando la globalità con la minoranza (peggiore).
Detto ciò, penso che l'unica soluzione plausibile sia che Ubaldo si attivi con la forza e la convinzione di chi ha i mezzi per farlo. Il contadino, non a caso, è dotato di "gambe lunghe come tronchi" e "mani grandi come badili"; ma se continuerà a preferire la "chiusura dei battenti" al soccorso delle formiche, queste ultime avranno sempre maggiori difficoltà a raggiungere una nuova meta per generare un nuovo nido.
Riguardo le dieci formiche sopravvissute, posso dire che la vita delle formiche è una vita ricca di sacrifici e di sentieri impervi. Alcune ce la faranno, altre no. Proprio per questo l'azione di Ubaldo Esti è di fondamentale importanza, a prescindere dai suggerimenti della moglie. E, in cuor mio, confido che Ubaldo abbia raccolto quelle dieci formiche e le abbia portate al di là del giardino, favorendo la costruzione del loro nuovo formicaio.
Spero di non averti annoiato, ma ci tenevo a "parafrasare" il racconto. Ti ringrazio ancora per il commento, pertinente e intelligente. Buona giornata, a presto.