domenica 13 aprile 2014

Berlusconi e Dell'Utri: una vita (giudiziaria) insieme

La strana coppia
“Come se non avessi già abbastanza casini, adesso ci si mette pure ’sto imbecille!!”
Penso che, suppergiù, sarebbe potuta essere questa l’esclamazione di Silvio Berlusconi nell'apprendere, dal telegiornale, la notizia della latitanza (in un primo momento) e della cattura (in un secondo momento) dell’amico/collega/senatore Marcello “Giamburrasca” Dell'Utri.
Me lo sarei proprio immaginato, Silvio, alla casa di riposo, intento ad imboccare un vecchio partigiano che, biecamente, lo osserva, masticando malvolentieri le “farfalline” di pasta inzuppate di brodo. E tra un'imbeccata e l’altra, ecco la rivelazione scomoda del giornalista, mentre una “farfallina” sfugge dal cucchiaio dell’innervosito leader di Forza Italia, per “svolazzare”, anzi precipitare sul bavaglio del centenario ospite, subito pronto a richiamare il suo sbadato badante: “Dannazione!! Sta’ più attento, ragazzo!! Ricordati che sei in prova...”

Sì, perché dopo l’udienza sull'istanza di affidamento in prova (appunto) ai servizi sociali, in seguito alla condanna per frode fiscale nel processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset, l’ex Cavaliere dovrà scontare un anno (o, più precisamente, 10 mesi e 15 giorni) di lavoro socialmente utile presso una struttura indicata dal tribunale, evitando, quindi, i temuti arresti domiciliari.
E come se non bastasse, ecco un’altra notizia pronta ad incupire ulteriormente le già grigie giornate primaverili dell’ex Presidente del Consiglio/Italcantieri/Fininvest/Publitalia ’80/Mediaset/Mondadori/Milan/Il Giornale/Popolo della Libertà: Marcello Dell’Utri, l'amico di sempre, scappato in Libano per sfuggire all'impietosa mano della Giustizia!
E in quanto a doti elusive, il senatore palermitano, nonché cofondatore di Forza Italia (parte I), rifugiatosi in Medio Oriente (a suo dire) per problemi di salute, è tutt'altro che cagionevole, risultando, anzi, un imputato arzillo e sgusciante! Infatti, il processo che lo vede coinvolto con la gravissima accusa di concorso esterno in associazione mafiosa sorse addirittura nel lontano 1994, con il primo rinvio a giudizio nel 1996.
Vent'anni di annullamenti, differimenti, condanne, appelli per il medesimo caso giudiziario, con una domanda perennemente sospesa nel vuoto: sarà colpevole oppure no?
Nonostante l’assenza di una risposta, il buon vecchio Marcello ha saputo sguazzare in questo vuoto, continuando comunque a praticare la sua attività lavorativa e politica, e rivestendo il ruolo di deputato, eurodeputato e senatore, sempre tra le fila del centrodestra berlusconiano.

Ed ecco che torniamo a quell'ideale esclamazione citata all'inizio, a quell'immaginario cucchiaio adirato e traballante, a quel fantasioso rimprovero del partigiano centenario... Insomma, a Silvio Berlusconi. Pare, infatti, che anche il "morettiano caimano" sia indirettamente coinvolto nella vicenda, in quanto, secondo i p.m., l’amico Dell’Utri sarebbe stato il ponte di collegamento tra Cosa nostra e il suo entourage nei primi anni dopo la nascita di Forza Italia, agevolando, in tal modo, uno “scambio di favori” politici e non.
E, a dir la verità, ciò non susciterebbe nemmeno troppo stupore, dato che fu proprio Marcello a suggerire a Silvio, nel 1973, l'assunzione di Vittorio Mangano come stalliere presso la villa di Arcore; peccato che il suddetto Mangano si rivelò, poi, un criminale pluriomicida, definito da Paolo Borsellino come una delle "teste di ponte dell'organizzazione mafiosa del Nord Italia".

Insomma, come cantava Loretta Goggi, è proprio il caso di dire: “Maledetta primavera!!!” Anche se, in verità, non c’è una sola stagione in cui Berlusconi non abbia avuto almeno un guaio con la giustizia, nonostante legittimi impedimenti, prescrizioni, proroghe e immunità varie gli abbiano spesso risparmiato il giudizio!

E anche in questo caso, Marcello Dell’Utri, l'amico di sempre, gli fa eco.

sabato 5 aprile 2014

Sessualità e disabilità in "The special need"

Società penosa
Immaginate di aver un amico cui volete molto bene. Costui ha un desiderio che lo assilla continuamente, divenendo, pian piano una sorta di ossessione. Da amici, probabilmente, cerchereste di realizzare questo sogno...
Ora immaginate che l'amico in questione sia un ventinovenne disabile e che il desiderio, covato da tempo, sia quello di trovare l'amore, esplorandone tutti gli aspetti, dal più astratto romanticismo al più pragmatico atto sessuale (e, forse, soprattutto il più pragmatico atto sessuale). Ecco a voi The special need (https://www.youtube.com/watch?v=Tt8D_5jLW3I).

Mercoledì scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell'Autismo, è stato proiettato, in alcuni cinema italiani, questo (a mio avviso) stupendo film diretto dall'esordiente Carlo Zoratti; un road movie schietto e poetico, in grado di dar vita a una vera e propria riflessione circa il rapporto che intercorre tra sessualità e disabilità, due parole apparentemente lontanissime e inconciliabili.
Attraverso il viaggio di Enea (ventinovenne autistico) alla ricerca dell'amore e del sesso, coadiuvato dagli amici Alex e Carlo, il film racconta con delicatezza, sensibilità e la giusta dose di spensieratezza e umorismo, un aspetto o, più precisamente, una problematica del nostro tempo, troppo spesso ignorata.
Ovviamente esistono diverse forme di disabilità, alcune molto più gravi e debilitanti di altre; tuttavia, a prescindere dal tipo di handicap, sembra inconcepibile, per la società, che qualsiasi disabile, o diversamente abile (che dir si voglia), possa avvicinarsi al mondo dell'amore e, ancor più specificamente, del sesso, quasi fossero condizioni incompatibili, frangenti della sfera esistenziale da nascondere ai portatori di handicap, ignorando pulsioni e necessità fisiologiche che ogni persona, “normale” o meno, possiede.

The special need (Il bisogno speciale) infrange il tabù. Durante questo viaggio alla ricerca di un'esperienza che possa aiutare Enea (protagonista incredibilmente ironico e brillante, seppur nella sua specialità), anche Carlo e Alex (i due ragazzi “normali” dell'insolito trio) vivranno un'avventura assai intensa, trasformandosi da conducenti a condotti, lasciandosi trasportare dall'amico autistico e intraprendendo con lui un percorso emotivo che, al termine del film, risulterà straordinariamente formativo.
Come detto da Fabio Fazio durante la presentazione del cinedocumentario a Che tempo che fa, di primo acchito, il lungometraggio potrebbe apparire quasi “scandaloso”, proprio per la presunta irriverenza e leggerezza con cui viene affrontato il problema, risultando, invece, un lavoro assai meticoloso, rispettoso e genuino.

Riguardo il rapporto tra sessualità e disabilità, mantenendo sempre ben presenti le diverse gravità di handicap che possono colpire un individuo, trovo che il film riesca a far breccia nelle precettistiche e diffidenti mura della società, considerando, senza vittimismi né ipocrisie, una relazione che non si può più ignorare.
Probabilmente l'opinione e la cultura (specialmente italiane, troppo spesso caratterizzate da contraddizioni fatte di grandi moralismi celanti indicibili nefandezze) non sono ancora pronte o non vogliono tentare di aprire i propri orizzonti, concependo magari delle strutture idonee, in grado di accompagnare il disabile attraverso un percorso di educazione sessuale che gli permetta uno studiato approccio alla questione, culminante in un'eventuale messa in pratica di ciò che ha potuto apprendere, esercitando, di fatto, il suo diritto alla sessualità. Il portatore di handicap, infatti, è una persona, non una sorta di angelo senza genere né pulsioni.
In proposito ricordo un toccante, ma allo stesso tempo energico articolo pubblicato, un paio di anni fa, sul Corriere della sera, che vi invito a leggere (http://invisibili.corriere.it/2012/03/09/il-sesso-dei-disabili-e-labbraccio-di-una-madre/) per poter affrontare l'argomento sotto un punto di vista diverso rispetto alla solita pietosa commiserazione, rispetto al consumato perbenismo, rispetto al logoro concetto per cui finché si tratta di una carezza o di un abbraccio, va bene... Ma se si tratta di sesso, il disabile scompare. Quest'ultimo non è un qualcosa, ma un qualcuno, e penso sarebbe opportuno cominciare a considerarlo come tale.

E il passo compiuto da The special need è proprio in questo senso... Nel senso giusto!

Quindi, buona visione!