La Russia ha invaso l’Ucraina e, a distanza di
una settimana, non è certo una notizia. La novità un po’ più recente, invece, è
la news diramata dalle agenzie nazionali e internazionali: “Anonymous dichiara 'cyber guerra' al
Cremlino”.
Avete presente gli hacker che svolgono la loro
attività comparendo, di tanto in tanto, coperti da una maschera di Guy Fawkes
che richiama il film V per Vendetta? Ecco, Anonymous sono loro.
Questo travestimento un po’ bizzarro potrebbe
far sorridere se solo non rappresentasse uno dei collettivi del cosiddetto hacktivismo più influenti e visibili del pianeta.
Ma chi è Anonymous, in cosa consiste la sua
attività e che ruolo potrebbe svolgere il Collettivo nel conflitto tra Russia e
Ucraina?
Per capire un po’ meglio la situazione, ho fatto una chiacchierata con mio fratello Marco Romagna, criminologo, docente e ricercatore presso il Centre of Expertise Cyber Security dell'Università di Scienze Applicate dell'Aia. Indagando gli elementi socio-psicologici e criminologici che spingono una persona a impegnarsi nell'hacktivismo, Marco ha avuto l’opportunità di studiare da vicino gruppi hacktivisti e, tra questi, anche Anonymous. Non ho dunque potuto farmi sfuggire l’occasione di fargli qualche domanda, molto generale, per farmi raccontare cos’è Anonymous e come opera.
“Ok la maschera di Guy Fawkes e
la rappresentazione spettacolare dell’hacker… Ma, di fatto, Anonymous cos’è?”
“Anonymous – mi spiega Marco – nasce sostanzialmente, a inizio anni Duemila, da un cosiddetto imageboard: una sorta di web forum
in cui chiunque poteva pubblicare, anche in forma anonima (Anonymous User, appunto), informazioni sui temi più vari. Da qui si
sviluppò, in seguito, un vero e proprio gruppo internazionale, decentralizzato
ed eterogeneo che, tuttavia, ha saputo in certi momenti essere particolarmente
organizzato. Il gruppo era ed è formato da attivisti (normalmente privi di conoscenze informatiche
significative) e da hacktivisti (cioè hacker che
diventano anche attivisti nel momento in cui mettono le loro competenze al
servizio di operazioni ideologiche e sociali).”
“Quindi anch’io potrei far parte di Anonymous? Con WordPress me la cavo abbastanza bene…”
“Fondamentalmente sì. Infatti, uno dei suoi capisaldi consiste nell’accogliere all’interno del Collettivo tutti coloro che sostengono i diritti fondamentali, come per esempio la libertà d’espressione, o che ripudiano la guerra e la violenza. Tuttavia, è bene chiarirlo, l’eterogeneità del Collettivo l’ha spinto a sostenere le posizioni più disparate, al punto che è difficile inquadrarlo in una ideologia specifica. Normalmente, sebbene chiunque possa parteciparvi, le azioni concrete e i target vengono spesso individuati dagli hacktivisti, e meno frequentemente dai semplici attivisti che se la cavano con WordPress…
A tal proposito, a partire dal 2008, le azioni
di Anonymous hanno interessato diversi obiettivi, come ad esempio Scientology,
e diverse situazioni come il sostegno a WikiLeaks o il racconto e supporto alla
Primavera araba con lo scopo, in questo caso, di mostrare al mondo cosa stesse
accadendo nelle aree coinvolte del Nord Africa e di aiutare le comunicazioni e le
azioni dei manifestanti.”
“Come agisce, dunque, Anonymous?"
“Pur non essendo un vero e proprio movimento
gerarchicamente organizzato, in cui ci sono un “capo” o un “consiglio” o una
“assemblea” che decidono come procedere, esistono all’interno del Collettivo
alcuni sottogruppi (teams) sovente
formati da hacktivisti che determinano, in un certo qual senso, l’agenda e i
tipi di attacchi informatici da effettuare. Anche focalizzando l’attenzione
sull’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, ci sono molte persone che sostengono
Anonymous ricondividendo i tweet del canale ufficiale o diffondendo le
informazioni veicolate dal Collettivo. Le decisioni principali e i recenti
attacchi sono, però, spesso attribuibili ai sopraccitati sottogruppi, ristretti
ma tra loro coordinati (almeno in situazioni come queste). Tuttavia, essendo il
cyberspace uno spazio molto complesso, vige il beneficio
del dubbio riguardo agli artefici reali di questi e di altri attacchi
informatici. Certi miei colleghi, infatti, non escludono che i responsabili del
blocco di alcuni siti russi possano essere altri governi che approfittano e si
appropriano dell’anonimato del Collettivo e della volubilità del cyberspace per
agire senza incappare in pesanti sanzioni e nelle relative conseguenze.”
“E le azioni di Anonymous su
cosa si basano?”
“Sono le più svariate, ma tendenzialmente si
basano sul cosiddetto DDoS (Distributed
Denial of Service) attack, attraverso il quale attaccano e bloccano il
normale funzionamento di un server, di una rete o di un servizio, oppure accedono
ai database potendo disporre di informazioni sensibili. Ovviamente, tutti
attacchi più o meno efficaci anche a seconda dei livelli di difesa degli
obiettivi aggrediti.”
“Avevo già sentito parlare di Anonymous, ma non l’avevo mai sentito così apertamente schierato… O sbaglio?”
“In realtà non è la prima volta che il
Collettivo “partecipa” a un conflitto, schierandosi apertamente contro uno
Stato. Ricorrono spesso operazioni contro Israele nel conflitto
israelo-palestinese, oppure l'anno scorso era stata lanciata Operation Myanmar contro la giunta militare di Burma. Dai dati
emerge che quando viene coinvolto anche l’Occidente, come in Operation Israel o in questa Operation Russia, il
clamore mediatico che si sviluppa anche intorno ad Anonymous è molto più
fragoroso. Tutte operazioni che, chiaramente, non mirano a danneggiare i
cittadini, bensì a scoraggiare e a ostacolare le scelte dei governi (anche se capita che i cittadini possano risentirne, indirettamente o direttamente).”
“Alla luce di ciò, quale può
essere l’effettivo ruolo svolto da Anonymous nella guerra tra Russia e Ucraina?”
“Non mi aspetto che il Collettivo riesca a
destabilizzare i sistemi di comunicazione o militari russi, dato che
(teoricamente) la Russia dovrebbe avere un sistema di difesa piuttosto
sofisticato, anche a livello informatico. Credo che il maggiore apporto di
Anonymous possa essere quello di dare
visibilità alle sue operazioni e ovviamente alla
situazione ucraina, con la possibilità di influenzare l’informazione e la disinformazione circa quello che sta accadendo nel Paese di
Volodymyr Zelensky. Una lotta più sul piano comunicativo che tecnologico,
dunque, anche se proprio ieri pare che il Collettivo sia riuscito ad hackerare
alcuni canali russi, diffondendo audio in ucraino o mostrando immagini della
guerra in corso per sensibilizzare la popolazione russa meno informata. Però è
sempre difficile attribuire l’operazione con assoluta certezza.”
“Quindi la gestione delle
informazioni è fondamentale per le azioni del Collettivo?”
“Esatto: un’attività
quasi “propagandistica” che va dal blocco dei siti internet o dal loro
defacciamento (manipolando l’aspetto del sito e pubblicandovi immagini di protesta) fino alla
veicolazione di messaggi volti a informare quella parte di popolazione russa
totalmente ignara dell’attuale situazione nel Donbass e a creare una
coscienza comune di condanna verso la belligerante politica putiniana. A ciò si
potrebbe aggiungere la volontà di Anonymous di mettere in contatto gli
oppositori russi di Putin, aggirando la pesante censura attuata dal governo
russo e di fornire supporto agli ucraini anche qualora l’accesso a Internet
diventasse più difficoltoso.”
“Concludendo, questa cyber
guerra Anonymous la combatte da solo?”
“No, esistono altri gruppi di hacker e di attivisti che, pur non essendo organizzati come Anonymous, stanno
protestando e stanno agendo collegati tra loro da canali che il Collettivo di
hacking più famoso e influente del mondo certamente conosce e ai quali esso
stesso aderisce. Stasera, per esempio, sembra siano stati hackerati e condivisi
i dati di una banca russa da parte di un gruppo georgiano non direttamente
affiliato ad Anonymous, ma che partecipa a #OpRussia (Operation Russia).”